La digitalizzazione del ciclo di vita dei contratti pubblici: da gennaio l’applicazione dell’intelligenza artificiale nel settore degli appalti
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Il nuovo codice degli appalti preme l’acceleratore sulla digitalizzazione dei contratti pubblici, la cui prima concreta sperimentazione nell’incremento di efficienza dell’esercizio dell’attività pubblica sarà realizzata a partire dal 1 gennaio 2024 con riferimento al settore degli appalti pubblici.
Il nuovo Codice dedica un’intera sezione alla digitalizzazione del ciclo di vita dei contratti pubblici e alla realizzazione dell’ecosistema nazionale di approvvigionamento digitale (cd e-procurement), attraverso il passaggio completo al digitale di tutto il ciclo di vita degli appalti, dalla programmazione alla esecuzione finale.
La novità è contenuta nell’articolo 30 del decreto legislativo 36/2023, a norma del quale: “Per migliorare l’efficienza, le stazioni appaltanti e gli enti concedenti provvedono, ove possibile, ad automatizzare le proprie attività ricorrendo a soluzioni tecnologiche, ivi incluse l’intelligenza artificiale e le tecnologie di registri distribuiti, nel rispetto delle specifiche disposizioni in materia”. Ed ancora Il comma 7 dell’articolo 19 prevede che: “ove possibile e in relazione al tipo di procedura di affidamento, le stazioni appaltanti e gli enti concedenti ricorrono a procedure automatizzate nella valutazione delle offerte ai sensi dell’articolo 30”.
Per il governo l’articolo 30 rappresenta un tassello importante che si aggiunge al tema dell’utilizzo degli algoritmi e dei sistemi di intelligenza artificiale nell’ambito di tutta l’attività amministrativa, già considerati con la modifica dell’articolo 3-bis, nell’ambito della Legge 7 agosto 1990, n. 241, che ha previsto la regola generale dell’utilizzo di strumenti informatici e telematici da parte delle pubbliche amministrazioni, per conseguire maggiore efficienza nella loro attività, nei rapporti interni, tra le diverse amministrazioni e tra queste e i privati.
L’articolo 30 fa leva sui principi che si sono da tempo affermati in ambito europeo sul tema dell’utilizzo di soluzioni di intelligenza artificiale ma anche quelli enunciati dai giudici amministrativi, che hanno già fissato i paletti per le stazioni appaltanti.
Nuovi strumenti quali la piattaforma digitale nazionale dati, il fascicolo virtuale dell’operatore economico e l’adozione della blockchain consentiranno di snellire e accelerare le procedure di acquisto delle amministrazioni, allargare la partecipazione dei soggetti che operano nel mercato, garantire trasparenza e condivisione delle informazioni, attuare il principio dell’unicità dell’invio (cd once only) in modo che i dati relativi a tutto il ciclo di vita degli appalti siano forniti una sola volta a un solo sistema informativo, e resi disponibili alle stazioni appaltanti ed agli operatori economici.
Si tratta, invero, di soluzioni estensibili all’intero perimetro delle attività pubbliche, funzionali a realizzare principi prescritti dalle leggi di semplificazione a partire dalla legge 241/1990, ma rimasti sostanzialmente virtuali: tempestività della conclusione dei procedimenti amministrativi, divieto di richiedere documenti in possesso della amministrazione procedente o di altre pp.AA., partecipazione dei privati al procedimento amministrativo, accessibilità a dati e informazioni in possesso delle pubbliche amministrazioni, raccordo tra le pp.AA. coinvolte nel medesimo procedimento. Ed infatti, anche al di fuori dell’ambito degli appalti, è in corso la sperimentazione di processi di digitalizzazione generalizzata dell’attività pubblica, facendo ricorso anche a strumenti innovativi come l’intelligenza artificiale e il cloud, in grado di snellire le procedure burocratiche e ridurre la complessità amministrativa e gli adempimenti burocratici, garantendo al contempo controlli efficienti, uguali opportunità e semplicità nell’accesso ai servizi.
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